Sciopero nazionale all’ex Ilva: servono risposte chiare

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Il destino dell’azienda resta incerto. I sindacati Fim, Fiom e Uil si sono mobilitati

NOVI LIGURE – Un nuovo incontro a Roma per chiarire il futuro dell’ex Ilva e degli oltre 20.000 lavoratori degli stabilimenti del gruppo e delle aziende dell’indotto. Il tavolo permanente a Palazzo Chigi si è tenuto ieri in risposta alla richiesta avanzata dalle sigle sindacali Fim, Fiom e Uil a seguito degli ultimi preoccupanti aggiornamenti sulla situazione del gruppo siderurgico Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. La scorsa settimana, infatti, Acciaierie d’Italia ha annunciato il raddoppiamento della messa in cassa integrazione per quasi 4000 lavoratori dopo il dimezzamento della produzione in seguito al sequestro disposto dalla Procura dell’altoforno 1 nello stabilimento di Taranto, dove il 7 maggio scorso si è verificato un grave incendio a causa dello scoppio di una tubiera. In concomitanza con l’incontro a Roma, i sindacati hanno proclamato uno sciopero nazionale di 4 ore di tutti gli stabilimenti del gruppo. «Da tempo, Fim Fiom Uilm hanno richiesto più volte e in tutte le sedi istituzionali di poter ricevere risposte chiare e definitive sul destino dell’ex Ilva. – spiegano i sindacati – Riteniamo insostenibile il clima di incertezza che si protrae da anni sulla vertenza e che pone i 20.000 lavoratori e le loro famiglie in una condizione di instabilità ed a pagare il prezzo di scelte sbagliate o non assunte, da chi ha avuto in passato responsabilità istituzionali e politiche sulla vicenda e di chi tutt’ora deve assumerne. Al momento si constata un quadro disastroso della situazione aziendale ed occupazionale: interruzione del piano di ripartenza, impianti di lavorazione completamenti fermi, produzione di acciaio ridotta ad un solo altoforno rispetto a quelli disponibili, e nessuna notizia circa l’avanzamento o lo stallo della trattativa con Baku Steel per la possibile cessione». Il ministro dell’Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha smentito le voci riguardanti un presunto passo indietro da parte del partner internazionale, rassicurando sul fatto che i negoziati con l’acquirente azero stanno andando avanti. «Dobbiamo partire dal presupposto che con metà della produzione c’è metà occupazione per un lungo periodo transitorio. Ma dobbiamo anche prendere atto del fatto che non è stato possibile realizzare in tempo congruo gli interventi per la salvaguardia dell’impianto» – ha sottolineato il ministro Urso che a breve convocherà un tavolo con le imprese dell’indotto. Intanto, resta alta la preoccupazione anche a Novi Ligure, dove il sindaco Rocchino Muliere ha richiesto un incon- tro con la Regione per discutere della situazione. «C’è bisogno di un’interlocuzione diretta con i commissari del governo perché i lavoratori hanno bisogno di certezza. – ha commentato Muliere – Con la cassa integrazione non si va avanti. È già passato troppo tempo e si perdono quote di mercato importanti, rischiando di allontanare l’interesse dei privati». La richiesta del primo cittadino novese è stata accolta dalla Regione Piemonte, che ha convocato per il 29 maggio un nuovo tavolo regionale di crisi presso il Grattacielo Piemonte a Torino. Al tavolo – oltre a sindacati, Province e Comuni che ospitano gli stabilimenti del gruppo – sono stati invitati a partecipare i commissari governativi e i due direttori generali di Ilva in amministrazione straordinaria e Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria.

Federica Riccardi

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