Sanità a due velocità
Di Cesare Raviolo
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) attraversa una fase di “lenta agonia”. Lo ha detto il presidente Nino Cartabellotta, presentando l’ottavo Rapporto Gimbe (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze), organizzazione indipendente non-profit che, dal 1996, diffonde pratiche mediche basate su prove scientifiche. Il rapporto evidenzia come, nonostante nel triennio 2023-25 il Fondo Sanitario Nazionale abbia registrato un aumento monetario di 11,1 miliardi, la percentuale della spesa sanitaria rispetto al Pil sia diminuita dal 6,3% del 2022 al 6% del 2023, fino a un previsto 6,1% nel biennio 2024-25: il risultato è un “taglio” reale di 13,1 miliardi di euro. Questo andamento influisce negativamente sul livello della spesa sanitaria pubblica pro capite: oggi, in Italia, essa è di 2.680 euro, contro i 4.700 della Germania e i 4.200 della Francia. Ne derivano minori investimenti in tecnologia, infrastrutture e personale con il progressivo indebolimento della sanità pubbli- ca e la continua espansione dei soggetti privati. Secondo i dati del Ministero della Salute (riferiti al 2023), su 29.386 strutture sanitarie, 17.042 (58%) sono private accreditate e prevalgono sul Pubblico in diverse aree: assistenza residenziale (85,1%), riabilitativa (78,4%), ecc., tanto che, nel 2024, la spesa pubblica destinata al privato convenzionato è stata, secondo il Rapporto, di 28,7 miliardi. Tra il 2016 e il 2023 la spesa delle famiglie presso le strutture del “privato puro” è aumentata del 137%, passando da 3,05 miliardi a 7,23 miliardi. Il rischio, avverte il Rapporto, è quello di un dualismo sanitario: un sistema a due velocità in cui chi può permetterselo paga per curarsi, chi non può, rinuncia alle cure (5,8 milioni di persone nel 2024). È in corso una “desertificazione del diritto alla salute”: un processo lento, ma costante, che trasferisce progressivamente la spesa dal pubblico al privato. Nel 2024, infatti, 41,3 miliardi di euro di costi sanitari sono stati sostenuti direttamente dalle famiglie italiane, spesa che ha pesato soprattutto sulle fasce più deboli. Per superare i rischi della desertificazione e del dualismo sanitario, occorre tornare ai principi costituzionali (art.32) che avevano portato all’istituzione del SSN: la tutela della salute è un diritto fondamentale della persona e interesse della collettività; deve essere un obiettivo strategico, non una semplice posta contabile da tagliare per l’equilibrio di bilancio e la manovra di finanza pubblica.
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