Nuovo tavolo con la Regione: ecco le 5 richieste al Governo

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Emergenza occupazione. Dal 14 luglio è ferma la produzione nello stabilimento dell’ex Ilva di Novi Ligure. Una situazione che preoccupa 500 lavoratori, con 163 dipendenti in cassa integrazione e la riduzione del 70% del prodotto nei siti del Nord Italia. Il Pd di Novi: «No allo spezzatino delle varie sedi»

DI FEDERICA RICCARDI

È ormai ferma dal 14 luglio la produzione nello stabilimento dell’ex Ilva di Novi Ligure, oggi Acciaierie d’Italia. Una situazione che preoccupa gli oltre 500 lavoratori diretti e dell’indotto del colosso siderurgico, con 163 dipendenti attualmente in cassa integrazione e la riduzione al 70% della produzione nei siti del Nord Italia. Lo scorso 31 luglio la Camera ha approvato la conversione in legge del decreto che stanzia 200 milioni di euro destinati all’ammodernamento degli impianti ex Ilva e alla messa in sicurezza delle linee produttive. Il ministro delle Imprese e del Made In Italy, SOTTO ESAME Adolfo Urso, ha presentato il piano che prevede tre forni elettrici a Taranto, alimentati da tecnologie avanzate come il Dri a idrogeno verde, e un forno elettrico a Genova a sostegno della filiera del Nord-Ovest, con l’obiettivo di produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio verde entro il 2035. Intanto, è stata fissata al 12 agosto la data in cui si chiarirà l’eventuale adesione di Taranto al piano di programma interistituzionale. Nel frattempo, lunedì 4 agosto, a Novi Ligure si è tenuto un nuovo tavolo sull’ex Ilva con la Regione, nel corso del quale è stato sottoscritto un documento contenente 5 punti chiave condivisi da istituzioni e parti sociali, che sarà trasmesso nei prossimi giorni al Governo nazionale. Le priorità per enti locali, sindacati e Rsu sono: la strategicità dell’asset siderurgico, legato a doppio filo al futuro del sito di Taranto; l’unità d’intenti per un approccio complessivo e nazionale alla crisi; l’apertura a investmenti produttivi, purché finalizzati al rafforzamento e alla decarbonizzazione dell’intero gruppo; il ruolo delle politiche attive del lavoro e della formazione come strumenti per accompagnare le trasformazioni tecnologiche del settore e infine la tutela dell’occupazione, che deve restare al centro di ogni proposta industriale e deve rispettare precise tempistiche. Il direttore generale di Ilva in amministrazione straordinaria, Francesco Zambon, ha sottolineato come il settore dell’acciaio sia una priorità strategica per la Nazione, ribadendo l’impegno per la sicurezza e la dignità del lavoro, mentre il presidente della Regione Alberto Cirio – insieme al vicepresidente e assessore al Lavoro Elena Chiorino e all’assessore alla Logistica Enrico Bussalino – ha ribadito la necessità di una visione nazionale coerente «capace di garantire un futuro al comparto siderurgico e alle comunità coinvolte». «Come Regione Piemonte – hanno aggiunto Cirio, Chiorino e Bussalino – garantiamo la massima disponibilità a mettere in campo politiche attive del lavoro, così come richiesto dalle organizzazioni sindacali. Vogliamo accompagnare i lavoratori nell’aggiornamento delle competenze, affinché siano pronti a cogliere le opportunità offerte dalle trasformazioni in corso. Investire nella formazione significa investire nel futuro del lavoro e dei territori». Il Partito Democratico di Novi Ligure, invece, rafforza il suo “no” allo “spezzatino degli stabilimenti”, chiedendo un piano industriale “chiaro, concreto e coerente, che a oggi ancora non si vede”. «Lo Stato è già presente come azionista, ma la sua azione si è finora dimostrata inefficiente e incapace di produrre un reale piano industriale utile a rilanciare il settore siderurgico. – commenta Luca Patelli, capogruppo del Pd in consiglio comunale – È invece necessario che lo Stato eserciti appieno il proprio ruolo, con una presenza pubblica forte, autorevole e in grado di orientare strategicamente il futuro dell’ex Ilva e del comparto».

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