L’appello di Mons. Guido Marini e di Mons. Marco Tasca

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Crisi nera all’ex Ilva di Novi. Giorni di mobilitazione e confronto tra Governo e sindacati per prolungare almeno la cassa integrazione degli operai, anche a Genova-Cornigliano e Racconigi

DI FEDERICA RICCARDI

Dopo il tavolo tra Governo e sindacati di martedì 18 novembre a Roma, ci sono stati giorni di mobilitazione e di confronto in tutti gli stabilimenti dell’ex Ilva. Un incontro che ha confermato la rottura netta tra le due parti a seguito dell’annuncio proprio da parte del Governo del blocco degli impianti del Nord Italia e di un piano di ristrutturazione aziendale che avrebbe previsto l’aumento della cassa integrazione. Intanto il nostro vescovo Mons. Guido Marini e l’arcivescovo di Genova Mons. Marco Tasca sono tornati a lanciare un nuovo appello perché i responsabili cerchino di trovare una giusta soluzione per i lavoratori e le loro famiglie. I sindacati hanno denunciato la conferma integrale del piano già presentato durante l’estate, che va a ridimensionare tutte le attività dell’asset, con una riduzione della produzione, lo stop delle aree a freddo e la gestione dei dipendenti attraverso la cassa integrazione. Unica novità: l’individuazione di adeguati percorsi di formazione in favore dei lavoratori, anche per gli oltre 1.500 già in cassa integrazione con un investimento di 93 mila euro. Confermati, pertanto, i timori dei sindacati dei metalmeccanici, che il giorno seguente hanno annunciato uno sciopero di 24 ore dei lavoratori in tutte le sedi italiane dell’ex colosso siderurgico, compreso lo stabilimento di Novi Ligure dove 250 tute blu si sono ritrovate in assemblea per poi sfilare in corteo lungo strada Boscomarengo per protestare davanti alla palazzina dei dirigenti. «Non c’è un piano che garantisce la continuità occupazionale» – hanno dichiarato i segretari provinciali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil di Alessandria che hanno chiesto con forza al Governo di «riaprire immediatamente un confronto serio, trasparente e responsabile, fondato su un piano industriale credibile e orientato allo sviluppo, non al declino» poiché la siderurgia «ha bisogno di investimenti, visione e coraggio, non di tagli e arretramenti». Le mobilitazioni al Nord sono state sospese dopo la notizia del via libera del Consiglio dei Ministri al decreto che introduce misure urgenti per assicurare la prosecuzione delle attività produttive almeno fino a febbraio 2026 – periodo nel quale sarà chiusa la procedura di gara per l’acquisto dell’asset dell’ex Ilva – autorizzando Acciaierie d’Italia, oggi in amministrazione straordinaria, a utilizzare i 108 milioni di euro residui del finanziamento ponte. In attesa del prossimo confronto tra Governo e sindacati convocato per domani, venerdì 28 novembre, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, venerdì scorso ad Alessandria si è tenuto un tavolo in Prefettura con istituzioni e azienda richiesto dalle organizzazioni sindacali e convocato dal prefetto Alessandra Vinciguerra, al quale ha partecipato anche il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere. Nonostante la convocazione del ministro Adolfo Urso, le sigle metalmeccaniche hanno contestato le modalità del vertice fissato a Palazzo Piacentini e che sarà incentrato sul futuro degli stabilimenti del Nord Italia – Genova-Cornigliano, Novi Ligure e Racconigi – con i rappresentanti dei lavoratori e dei territori interessati.

Necessario un ripensamento

Il Santo Padre Leone XIV, nella recente udienza di mercoledì 8 novembre, rivolgendosi ai partecipanti al Giubileo del mondo del lavoro, ha detto: «Il lavoro deve essere una fonte di speranza e di vita, che permetta di esprimere la creatività dell’individuo e la sua capacità di fare del bene. Pertanto, auspico un impegno collettivo, da parte delle istituzioni e della società civile, per creare valide opportunità occupazionali che offrano stabilità e dignità, assicurando soprattutto ai giovani di realizzare i propri sogni e contribuire al bene comune». Custodendo ancora nel cuore le parole del Santo Padre, apprendiamo con grande sorpresa l’ipotesi ventilata il 18 novembre dal Governo ai Sindacati di fermare la produzione nei siti del Nord di Acciaierie d’Italia. Andare in questa direzione pregiudica il futuro e non sembra avere una logica industriale. Nel comunicato congiunto delle Diocesi di Genova e Tortona del 7 luglio 2025 abbiamo affermato: “La vicinanza e la presenza costante in questi ambienti di lavoro ci hanno permesso di capire che non sussistono motivazioni per un depotenziamento dei due siti e per prolungare l’incertezza nella quale da molto tempo vivono i lavoratori. Gli impianti presenti, infatti, rimangono concorrenziali e le produzioni, anche per la loro indiscussa qualità, hanno mercato”. Le migliaia di famiglie su cui questa decisione avrà impatto richiedono la nostra attenzione. L’inevitabile mancato rispetto dei contratti in essere avrà conseguenze economiche e di immagine e comprometterà le possibilità di vendita dell’azienda. Riteniamo necessario un ripensamento e l’inserimento delle future decisioni in un contesto di piano industriale nazionale credibile.

Mons. Marco Tasca, Arcivescovo di Genova

Mons. Guido Marini, Vescovo di Tortona

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