Italia, un paese in gioco
Di Ennio Chiodi
Scendono in campo personaggi molto noti, percepiti come familiari, presenti, attraverso gli schermi, nella vita quotidiana delle nostre famiglie. Lino Banfi, l’amatissimo “nonno d’Italia” impegnato anche in campagne nobili come quelle contro le truffe agli anziani, scivola sul terreno del gioco d’azzardo: «Il gioco non deve essere un vizio» – ci avverte – ma, al tempo stesso, lo definisce «uno sfizio», un piacevole svago, sdoganandolo, quindi, dal campo dei comportamenti da cui stare lontano. Nonno Libero promuove così – con l’aria di quello che si prende cura di te – un sito di giochi d’azzardo on line. Come Diego Abatantuono, amico, bonario e tranquillizzante, che ci raccomanda di non superare il limite, di giocare, certo, ma “responsabilmente”. Il suo compagno di spot, Luca Toni, ex calciatore campione del mondo, chiosa: «Prima ti diverti e poi smetti». Giocate e divertitevi quindi, ma con giudizio, laddove – si sa – i limiti del giudizio sono sempre più sfumati. Diego e Luca lavorano per uno dei portali leader nel campo del Gambling, delle scommesse in denaro. Gli italiani, per secoli prudenti risparmiatori, sono oggi tra i giocatori d’azzardo più assidui al mondo. Il report 2024 dell’autorevole “Espad” – un progetto che coinvolge 37 Paesi europei e produce ricerche sul consumo di alcol e droghe e su altre dipendenze comportamentali – lancia per l’Italia un “allerta rossa adolescenti”. Un dato per tutti, verificato tra gli studenti di 15 e 16 anni: il 71% delle ragazze, e l’89% dei ragazzi occupa quotidianamente parte del tempo con i videogames, ma il 17% lo fa per quattro o più ore nei giorni di scuola. Nei week end la percentuale sale al 32%. Molto più allarmante, naturalmente, il dato sul gioco d’az- zardo on line, praticato dal 14% dei ragazzi (il doppio rispetto al 2019) e dal 9% delle ragazze (il triplo rispetto a cinque anni prima). Tra gli adolescenti il 45% ha giocato o gioca d’azzardo on line o nei luoghi fisici: la più alta incidenza in Europa. Un buon 10% di questi rivela un comportamento problematico. Cifre e statistiche a parte, sono segnali che pretendono attenzione ed educazione. Gli spot di cui abbiamo parlato non sono certamente gravi come i messaggi truffaldini nascosti nelle pubblicità diffuse sui social che illudono con facili guadagni e perdite ridotte o sopportabili. Si perde con il gioco – pensiamoci – una gita con la famiglia, una cena al ristorante, e poi il regalo per tua figlia, le vacanze e poi lo stipendio, anzi due, tre stipendi. E si perde la dignità e il rispetto, spesso la salute o la buona condotta alle prese con strozzini e dintorni. Altro che “sfizio”; altro che “divertiti e smetti quando vuoi” caro Lino, Caro Diego, caro Toni. Così non va.
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