Il 65° anniversario della morte di mons. Amilcare Boccio

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Don Ceriani, vicario episcopale per la Vita Consacrata, ha celebrato nella Casa Madre delle Piccole Figlie del Sacro Cuore di Sale

SALE – Il 15 novembre di ogni anno per le Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù, è una data particolare perché il clima di Congregazione si fa più intenso nella preghiera e nel ricordo del carissimo Padre fondatore, mons. A- milcare Boccio. Nel 1960, proprio in questo giorno mons. Boccio è morto improvvisamente lasciando un enorme vuoto in tutta la Congregazione e nella Chiesa tortonese di allora. Questo fatto doloro- so, oggi è vissuto quasi come una festa: la sua presenza spirituale è più che mai sentita nella famiglia da lui fondata. Per chi ha avuto la grazia e la gioia di conoscerlo personalmente – come le suore anziane – i ricordi di incontri e parole vissuti insieme a lui prendono vita e riempiono di entusiasmo il presente incoraggiando le giovani consorelle a continuare il cammino da lui tracciato con tanto zelo. Sabato scorso in Casa Madre, ricordando il 65° anniversario della morte, il vicario episcopale per la Vita Consacrata, don Maurizio Ceriani, con il parroco don Nicola Ferretti ha presieduto la S. Messa. Nell’omelia don Ceriani ha detto che «ricordare le meraviglie che il Signore ha compiuto in noi e per noi è sempre una benedizione, il meglio sta davanti a noi». Rivolgendosi alle Piccole Figlie ha sottolineato che sono «chiamate a vivere la bellezza del presente, cheè l’ora della grazia; ad essere figlie del nostro tempo, accettando le sfide del momento presente senza paura, forti soprattutto dell’amore di Dio. Chiamate ad essere fiamme d’amore che mantengono accesa la fede sempre, in qualunque età, situazione…». Queste parole hanno ricordato alle suore ciò che ha scritto il fondatore nel 1941: “Io amo il tempo in cui nostro Signore mi ha messo al mondo e mi fa vivere. Siccome l’ha scelto Dio, certo non poteva essere che il tempo migliore per me, per la mia santificazione e per il mio apostolato”. L’anniversario della scomparsa di mons. Boccio è stato ricordato in tutte le Case della congregazione e anche nella famiglia dei laici che partecipa alla spiritualità della famiglia del Sacro Cuore e persino in alcune parrocchie… Questo è un segno di comunione spirituale; è segno che don Amilcare Boccio è vivo e cammina ancora in mezzo al suo popolo. Le Piccole Figlie chiedono la grazia al Sacro Cuore di essere sempre più fedeli al Carisma trasmesso loro dal padre fondatore così da poter essere testimoni credibili del suo amore misericordioso nell’oggi della storia.

Suor Nadia Gianolli

Il fondatore nelle parole del nipote don Gabriele

Don Gabriele Boccio, nipote di mons. Amilcare, al termine della Messa celebrata per la comunità di Casa Madre di Sale, nel 1960, 15 giorni dopo il tragico incidente in cui il fondatore delle Piccole Figlie del Sacro Cuore morì, pronunciò un intenso discorso che è stato pubblicato nel libro Hanno detto di Lui – Raccolta di testimonianze su Mons. Boccio, del 2015. A un certo punto don Gabriele descrive così mons. Amilcare, l’amato zio:

Il Padre fu un uomo di tanta umiltà. L’avete visto anche voi: anche ultimamente che l’avevano fatto monsignore, guai a chiamarlo monsignore! «Sono un povero prete – diceva – devo ringraziare il Signore di avermi fatto prete, di avermi dato tante grazie. Io sono niente, è il Signore che fa tutto!». Soprattutto aveva una grande, immensa carità. Voleva bene a tutti, ha mai voluto male a nessuno? Sfido chiunque a dire di aver ricevuto la minimissima offesa dal proprio Padre, sacerdoti e suore. Egli sapeva scusare i difetti di tutti, perché aveva in tutti una grande fiducia, considerava tutti i suoi figli sacerdoti, le sue figlie come un dono che il Signore gli aveva fatto e verso i quali naturalmente rifondere il grande tesoro della sua bontà; anche qui rifletteva il Signore perché Dio è amore e anche il Padre è stato amore nel senso più fulgido e più cristiano di questa parola. Vorrei terminare ricordando una cara immagine, una fotografia di mio zio, del vostro Padre. È una fotografia di qualche anno fa, fatta a Finero: aveva vicino a sé un agnello, una pecorella: il Padre Buon Pastore. È l’immagine più bella perché anche il Cristo ha voluto raffigurarsi così; anche Cristo ha detto: «Io sono il Buon Pastore e il buon pastore conosce le sue pecorelle e le sue pecorelle conoscono lui, e il buon pastore dà la vita per le proprie pecore». Ora, reverendissime Suore, il Padre è morto per voi. Alcuni momenti prima che succedesse la tragica fine, il Padre aveva detto: «Se io sapessi che anche una delle mie figlie si perdesse, ebbene, io offro la mia vita».

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