Garlasco, la tv indaga
Di Ennio Chiodi
È in atto una virtuale modifica delle norme di procedura penale, a cominciare da quelle che caratterizzano l’apertura e la conduzione delle indagini e la loro titolarità. Non la prevede certo la Costituzione né se ne occupa il Parlamento nonostante il dibattito acceso e divisivo sulle riforme della giustizia. Alla polizia giudiziaria e ai pubblici ministeri si affiancano trasmissioni televisive che ci accompagnano attraverso il destino delle persone. Svolgono indagini parallele, compresi in- terrogatori e pedinamenti, con il loro colorito cast di conduttori con l’aria di chi la sa già; di inviate “sul posto” vestite come andassero a un cocktail di moda; di criminologi, giornalisti, ex investigatori, testimoni ripetitivi e perfino parenti che giocano col fuoco perché non esenti da pesanti sospetti. Queste sono ore importanti. Sapremo dalle tv e dai giornali, prima che dalle autorità predisposte, come stanno andando le “nuove” indagini sul delitto di Garlasco. La spinta mediatica è impressionante e la stessa riapertura delle indagini potrebbe essere stata confortata da rivelazioni raccolte in tv, anche se non possiamo certamente escludere un rigoroso lavoro degli inquirenti alle prese con nuovi elementi e nuove tecnologie. È riconosciuto che le indagini nella villetta di Garlasco accanto ai resti della povera Chiara Poggi, siano state condotte, in quel 13 agosto 2007, “at the scene of the crime”, sul luogo del delitto, frettolosamente, forse perché, come spesso accade, c’era a portata di mano un colpevole già confezionato. Oggi quell’imputato, condannato al termine di un procedimento lungo e contraddittorio, viene sentito da testimone in una indagine in un cui risulta essere già l’unico colpevole. Contemporaneamente viene sentito come unico indagato un testimone più volte scagionato, amico del fratello della vittima, cui si chiede finalmente qualcosa di più. Sullo sfon- do le cuginette di Chiara che appaiono ancora spensierate e distratte nella loro ambiguità. Il quadro è perlomeno singolare anche se questa volta sembrano emergere elementi più concreti rispetto ad altri “cold case”, vicende recentemente riaperte e seguite in tv e sui social, come la strage di Erba, l’omicidio di Yara Gambirasio o l’uccisione di Sara Scazzi ad Avetrana. Ci si divide, in un gioco di società, in innocentisti e colpevolisti, senza riflettere su chi, innocente, potrebbe essere in galera tra indicibili sofferenze fisiche e psicologiche e su chi, magari al di fuori di tutto, subisce gogne mediatiche e sconvolgimenti di vita personale e fami- liare. La giustizia faccia il suo corso, ma lo faccia seriamente e rapidamente “al di là di ogni ragionevole dubbio”. L’informazione faccia il suo lavoro, ma con responsabilità e rispetto.
enniochiodi [at] gmail.com