Educare con dignità, giustizia e fiducia. Ma sempre insieme
La prima Lettera apostolica di Papa Leone XIV. Al centro la pedagogia della Chiesa, la crisi delle relazioni, la scuola cattolica, per Disegnare nuove mappe di speranza
DI DANIELA CATALANO
Martedì 28 ottobre, in occasione dei 60 anni dall’uscita della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, Leone XIV ha presentato la sua prima Lettera apostolica, intitolata Disegnare nuove mappe di speranza, dove ha rilanciato quel documento, integrandolo con le sfide attuali. Nelle nove pagine, il Papa ha voluto ricordare che il testo dei padri conciliari resta come una “bussola che continua a indicare la direzione”. Pubblicata durante l’ultima settimana dei lavori del Vaticano II, in un clima di piena guerra fredda, in essa si riaffermava il diritto di ciascuno all’educazione e si indicava nella famiglia “la prima scuola di umanità”. Da lì è nata una costellazione di opere e carismi, patrimonio spirituale e pedagogico tuttora prezioso. Oggi, come ha scritto Leone, l’educazione cattolica in un mondo così “complesso, frammentato, digitalizzato”, non può permettersi il lusso di tacere davanti all’esclusione sociale. Deve, invece, “unire giustizia sociale e giustizia ambientale, promuovere sobrietà e stili di vita sostenibili”. L’educazione, inoltre, non deve essere un’attività accessoria, ma formare la trama stessa dell’evangelizzazione. Nella sua Lettera il Pontefice ripercorre la genealogia pedagogica della Chiesa, dai Padri del deserto a Maria Montessori, passando per sant’Agostino e citando il cardinale John Henry Newman, che proprio il 1° novembre ha proclamato dottore della Chiesa e, insieme a san Tommaso d’Aquino, co-patrono della missione educativa della Chiesa. In un tempo in cui l’iper-digitalizzazione provoca la “crisi delle relazioni” e sono evidenti “l’insicurezza sociale e le disuguaglianze”, l’educazione cattolica ha ancora la forza per essere “un faro, un laboratorio di discernimento, di innovazione pedagogica e testimonianza profetica”. Attualmente, la comunità ecclesiale, secondo Leone, si trova di fronte all’“imperativo di aggiornare le sue proposte educative alla luce dei segni dei tempi”. Il Santo Padre ha ricordato a proposito l’esperienza di san Giuseppe Calasanzio, con le scuole gratuite per i poveri, quella di san Giovanni Battista de La Salle, con l’attenzione ai figli di contadini e operai e l’impegno storico di san Giovanni Bosco con il suo “metodo preventivo”. Fondamentale è il “noi”, perché “nessuno educa da solo”: nella comunità educante il docente, lo studente, la famiglia, il personale amministrativo e di servizio, i pastori e la società civile convergono per generare vita. Ispirandosi a san Newman, il Pontefice ha invitato “a rinnovare l’impegno per una conoscenza tanto intellettualmente responsabile e rigorosa quanto profondamente umana”. “Occorre “uscire dalle secche – ha scritto – col recuperare una visione empatica e aperta. Non si devono separare il desiderio e il cuore dalla conoscenza: significherebbe spezzare la persona. L’università e la scuola cattolica sono luoghi dove le domande non vengono tacitate, e il dubbio non è bandito ma accompagnato”. “Educare è un compito d’amore” – ha ribadito il successore di Pietro, e l’insegnamento “un mestiere di promesse” quali tempo, fiducia, competenza, giustizia, misericordia, coraggio della verità. Bisogna non costruire muri, ma educare alla mondialità e alla concordia tra persone e popoli: “L’educazione cattolica ha il compito di ricostruire fiducia in un mondo segnato da conflitti e paure, ricordando che siamo figli e non orfani. Da questa coscienza nasce la fraternità”. Raccogliendo l’eredità profetica di Papa Francesco, con la Lettera, il Pontefice aggiunge tre priorità ai sette percorsi illustrati dal predecessore nel Patto Educativo Globale: la prima riguarda la vita interiore, la seconda riguarda il digitale umano e la terza riguarda la pace disarmata e disarmante. La richiesta è quella di disarmare le parole, alzare lo sguardo, custodire il cuore. (Foto: Vatican Media/SIR)

