Ex Fibronit: annullate le condanne

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Broni, processo per i morti di amianto. Doccia fredda per i familiari delle vittime

BRONI – La Cassazione ha annullato le condanne d’appello di due ex amministratori della ex Fibronit di Broni relative al processo per i morti d’amianto. Una vera e propria doccia fredda per i familiari delle centinaia di vittime che, a distanza di otto anni dalla prima udienza a Voghera, speravano che la giustizia individuasse finalmente i colpevoli di quella strage silenziosa che ha colpito, e purtroppo sta ancora colpendo, Broni e tutto l’Oltrepò orientale. Invece, tutto da rifare: sarà necessario un nuovo processo in Corte d’Appello a Milano per Michele Cardinale, ex amministratore delegato dell’azienda, e Lorenzo Mo, ex direttore dello stabilimento di Broni, che lo scorso anno erano stati condannati per omicidio colposo. I legali dei due imputati avevano poi fatto ricorso in Cassazione e nei giorni scorsi è arrivata la sentenza.

Durissimo il commento dell’avvocato Ezio Bonanni, difensore di parte civile nel processo e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto: «Esprimo il mio forte disappunto e mi appello al ministro della Giustizia, perché non è giusto che le vittime dell’amianto siano morte senza ottenere giustizia. – afferma – Ci ribelliamo, in modo pacifico e composto, a questa ingiustizia, proseguendo il nostro impegno nelle aule dei tribunali e nella società». Il legale assicura che proseguirà la battaglia in Corte d’appello per la conferma della condanna: «Ci conforta, soltanto, che non c’è stato annullamento con proscioglimento» conclude.

Incredulo anche il presidente dell’Avani (associazione che riunisce i familiari delle vittime di amianto), Silvio Mingrino: «A Broni e in Oltrepò si continua a morire di mesotelioma, ma non c’è ancora un colpevole a otto anni dalla prima udienza. – attacca Mingrino – Dobbiamo scontare anche tempi lunghissimi della giustizia e temo che ci vorrà ancora del tempo per arrivare ad una sentenza definitiva».

Il consigliere regionale del Pd Giuseppe Villani, invece, parla di «una ferita per il territorio e i familiari delle vittime che si è riaperta»: «Le condanne comminate lo scorso an-no avevano un significato importantissimo. Stavano a indicare l’esistenza di responsabilità precise per le morti di tanti lavoratori e cittadini e che non era vana la speranza di coloro che da anni si battono per il riconoscimento delle responsabilità per i decessi causati dall’amianto. – sottolinea Villani – Credo di esprimere un sentimento comune nel dire che non è un bel segnale per quanti si battono per il danno subito e per la salvaguardia del proprio territorio e del proprio futuro».

Oliviero Maggi

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