Segnali a vista dal castello

Visualizzazioni: 29

Di Pier Luigi Feltri

Sant’Alosio, un piccolo nucleo di case raccolte nel comune di Castellania Coppi, conserva l’impronta di un passato illustre, segnato da un’imponente fortificazione che dominava le vallate sottostanti. Chi sale fin qui, a 505 metri sul livello del mare, incontra un paesaggio che racconta la storia attraverso le pietre: due torri in rovina, tronconi squadrati che emergono dal pianoro sommitale, sono ciò che resta di un castello che per secoli rappresentò un presidio strategico per l’intero territorio. L’origine dell’insediamento è anteriore all’anno Mille. La posizione dominante sul crinale suggerì la costruzione di un sistema difensivo che col tempo si consolidò in una struttura complessa, caratterizzato da torri a pianta quadrata in pietra locale, attribuibili al XIII secolo. Erano elementi chiave di un sistema di comunicazione ottica che, tramite segnali a vista, collegava il castello ad altri presidi del Vescovado di Tortona. La vita del castello era una responsabilità collettiva. Nel 1391 gli abitanti erano tenuti per statuto a garantire la guardia giorno e notte, suddivisi in squadre, oltre a mantenere puliti i fossati e collaborare alle opere di manutenzione. Nel XV secolo il castello e le terre circostanti furono concessi in feudo alla famiglia Rampini. Ebbe inizio così il periodo di massimo splendore per Sant’Alosio. Il borgo diede i natali a figure di spicco. Tra tutti, si distinse Enrico Rampini (1390-1450), uomo di studio e di pietà. A soli 25 anni fu vescovo di Tortona, poi di Pavia, arcivescovo di Milano e infine fu creato cardinale da Papa Eugenio IV, e fu sepolto nella basilica romana di San Clemente. Da Sant’Alosio proveniva anche Marziano di Tortona (fine XIV sec.), che fu letterato, miniatore, e ricoprì il ruolo di precettore e consigliere di Filippo Maria Visconti, duca di Milano. A lui è tradizionalmente attribuita l’ideazione di un celebre mazzo di tarocchi. Dell’antico complesso oggi restano le due torri, quasi gemelle, impostate sul pianoro. Quella meglio conservata un tempo superava i 20 metri, ma fu drasticamente ridimensionata nel 1948 per garantirne la stabilità. Nonostante le mutilazioni, le torri continuano a segnare l’orizzonte dei colli tortonesi, stagliandosi tra i calanchi argillosi e i versanti coltivati. La loro importanza identitaria è stata ribadita nel 2024 con la cessione formale dal Demanio al Comune di Castellania Coppi, rendendo possibili e auspicabili nuove prospettive di valorizzazione turistica e culturale.

pierluigi.feltri [at] gmail.com

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *