«Oggi per voi e con voi sono romano!»
La domenica del Papa. La recita del primo Regina Coeli, il saluto in Campidoglio, la presa di possesso della cattedra vescovile in San Giovanni in Laterano, la sosta in Santa Maria Maggiore
DI DANIELA CATALANO
Dopo la celebrazione di inizio del ministero petrino, il 25 maggio Papa Leone XIV ha trascorso una domenica interamente “romana”, perché ha ufficialmente preso possesso della sua Diocesi, in mezzo alla sua gente che lo ha accolto con grande affetto. La mattina il primo Regina Coeli pronunciato alla finestra più famosa del mondo, quella del Palazzo apostolico in piazza San Pietro, poi, nel pomeriggio, il Pontefice è giunto ai piedi della scalinata del Campidoglio per salutare il sindaco Roberto Gualtieri. Quindi si è diretto nella basilica di San Giovanni in Laterano, dove si trova la “Cattedra” di vescovo di Roma e dove riposa Leone XIII e, infine, nella basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio all’immagine della Salus Populi Romani e per pregare davanti alla tomba di Papa Francesco. Tra gli spostamenti anche due “fuori programma”: fra il Laterano e Santa Maria Maggiore il Santo Padre ha deciso di compiere il percorso sulla papamobile, accolta da due ali di folla e, in modo inaspettato, ha scelto di affacciarsi dalle logge delle due basiliche, improvvisando in entrambi i casi due saluti a braccio, accomunati dallo stesso esordio: «La pace sia con voi» ovvero le sue prime parole pronunciate dopo l’elezione e seguite dall’invito a «camminare insieme». Leone XIV ha iniziato il pomeriggio recandosi, con la mozzetta e la stola, in piazza dell’Aracoeli, al suo fianco il sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Edgar Peña Parra. La breve sosta ai piedi del Campidoglio, la “casa dell’amministrazione civica e democratica della città”, come l’ha definita il sindaco Roberto Gualtieri, è un’antica tradizione. L’ultimo Pontefice ad averla rispettata era stato Papa Giovanni Paolo I che il 23 settembre 1978 ricevette il saluto del primo cittadino, prima di andare a San Giovanni in Laterano. Gualtieri nel suo discorso introduttivo ha ringraziato Leone XIV per “l’affetto” dimostrato alla Città Eterna: «Affetto del quale le siamo profondamente grati e che ricambiamo con tutta la generosità di cui è capace la nostra città». Il Papa, da parte sua, si è detto grato del sostegno ricevuto all’inizio del suo ministero petrino e ha aggiunto: «Sento la grave ma appassionante responsabilità di servire tutte le sue membra, avendo a cuore anzitutto la fede del popolo di Dio, e quindi il bene comune della società». «Per quest’ultima finalità siamo collaboratori, ciascuno nel proprio ambito istituzionale. – ha proseguito – Appena dopo l’elezione, ricordavo ai fratelli e alle sorelle convenuti in piazza San Pietro che sono con loro cristiano e per loro vescovo: a titolo speciale, oggi posso dire che per voi e con voi sono romano!». Parafrasando le parole di sant’Agostino pronunciate l’8 maggio, Papa Leone ha ribadito lo stretto legame con la “città eterna”, dove da due millenni la Chiesa vive il proprio apostolato e ha esortato a sostenere «l’educazione dei giovani e l’assistenza verso chi soffre, la dedizione agli ultimi e la coltivazione delle arti sono espressioni di quella cura per la dignità umana, specialmente verso i piccoli, i deboli e i poveri». Nell’anno santo del Giubileo ha espresso anche «viva gratitudine all’Amministrazione Capitolina» per la sollecitudine verso i pellegrini. Poco dopo Leone XIV è giunto a San Giovanni in Laterano e ha varcato la Porta Santa. Ad attenderlo c’era il vicario generale per la Diocesi di Roma, il cardinale Baldo Reina. All’inizio della liturgia il card. Reina ha ricordato che «occupare la cattedra pastorale significa provvedere con amore al gregge di Cristo» e ha aggiunto: «L’onore del pastore è l’onore di tutta la Chiesa. Colui che è servo dei servi di Dio sarà davvero onorato quando a ciascuno sarà riconosciuto l’onore che gli aspetta». Dopo un lungo applauso, Papa Leone, indossata la mitra e preso in mano il bastone pastorale, è salito e si è seduto sulla cattedra. Sul suo volto sorridente e sereno è apparso un velo di commozione, mentre faceva cenni di ringraziamento con il capo. «La Chiesa di Roma è erede di una grande storia, radicata nella testimonianza di Pietro, di Paolo e di innumerevoli martiri, e ha una missione unica, ben indicata da ciò che è scritto sulla facciata di questa Cattedrale: essere Mater omnium Ecclesiarum, Madre di tutte le Chiese»: è iniziata così l’omelia di Leone, che ha citato Papa Francesco e il suo invito a riflettere sulla dimensione materna della Chiesa. La riflessione è proseguita soffermandosi sulle letture della liturgia, in particolare agli Atti degli Apostoli, che narrano «come la comunità delle origini ha affrontato la sfida dell’apertura al mondo pagano nell’annuncio del Vangelo». «Non è stato un processo facile: ha richiesto tanta pazienza e ascolto reciproco» – ha fatto notare il Pontefice citando Paolo e Barnaba, che sono saliti a Gerusalemme, cioè «non hanno deciso per conto loro: hanno cercato la comunione con la Chiesa madre e vi si sono recati con umiltà. Lì hanno trovato, ad ascoltarli, Pietro e gli Apostoli». Il Santo Padre ha evidenziato la centralità dell’ascolto e della comunione che «si costruisce prima di tutto in ginocchio, nella preghiera e in un continuo impegno di conversione», unito all’invito a farsi «lettera di Cristo» gli uni per gli altri. Quindi, ha ripetuto ancora una volta le parole di sant’Agostino: “Cristiano con voi e Vescovo per voi” e ha chiesto di aiutarlo «a farlo in uno sforzo comune di preghiera e di carità» ricordando le parole di san Leone Magno. L’omelia è terminata con una frase pronunciata dal beato Papa Luciani che nella Messa di insediamento del 23 settembre 1978, aveva detto: «Posso assicurarvi che vi amo, che desidero solo entrare al vostro servizio e mettere a disposizione di tutti le mie povere forze, quel poco che ho e che sono». L’ultimo atto della celebrazione è stato il saluto dalla Loggia centrale della basilica. Ancora una volta l’augurio dell’8 maggio: «La pace sia con voi» e la manifestazione della grande gioia e della profonda gratitudine di essere il nuovo «Vescovo di Roma». Intorno alle 19.15, Leone XIV è giunto, infine, nella basilica di Santa Maria Maggiore per un atto di venerazione alla Madonna: un momento di preghiera personale, circondato da un’ampia presenza di fedeli. Ad accoglierlo c’erano i cardinali Stanislaw Rylko e Rolandas Makrickas, rispettivamente arciprete e arciprete coadiutore della basilica. Hanno accompagnato il Pontefice nel suo ingresso dalla Porta Santa. Papa Leone ha percorso la navata centrale, aspergendo i fedeli con l’acqua benedetta. Poi si è diretto dinanzi alla effigie mariana che la tradizione vuole dipinta da san Luca e, infine, presso il sepolcro in marmo bianco del suo predecessore. Al termine della giornata domenicale, il Pontefice si è affacciato dalla loggia centrale per salutare i fedeli e per ringraziare «di cuore tutti quelli che lavorano in basilica, i due cardinali, le tante persone che ci aiutano a vivere la nostra vita di preghiera e di devozione e che, soprattutto, ci aiutano ad avvicinarci alla madre di Gesù, Maria Santissima» e per augurare a tutti “Buonasera” con un sorriso paterno e sereno.
(Foto: Vatican Media/SIR e Siciliani/Gennari)