«Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini, il futuro rubato»

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La guerra tra Israele e Iran. L’accorato appello del Papa per il cessate il fuoco all’Angelus del 22 giugno e le parole pronunciate durante il Giubileo dei Governanti. Anche il nostro vescovo esorta a pregare per la pace

DI MARCO REZZANIIn queste ore il mondo trema di fronte all’esasperarsi del conflitto tra Israele ed Iran. Nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno anche l’America è scesa in campo con il lancio di 12 bombe “BunkerBuster” contro tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. Non si è fatta attendere la risposta di Teheran che ha fatto piombare missili sulle città israeliane di Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa, provocando quasi 90 feriti. Il premier Benjamin Nethanyau ringrazia gli Usa, l’Iran minaccia reazioni ancora più dure, l’Aiea, l’agenzia per l’energia atomica, conferma che, per il momento, non è stato rilevato alcun aumento dei livelli di radiazioni al di fuori degli impianti. Ma la preoccupazione, soprattutto per atti terroristici di “cellule dormienti” contro siti americani anche al di fuori dei Paesi coinvolti, rimane molto elevata e le bombe continuano a essere lanciate da una parte e dall’altra con gravissime ripercussioni sulla popolazione. Senza dimenticare la minaccia iraniana di chiudere lo Stretto di Hormuz, attraverso cui passa un quarto del traffico globale di petrolio e un terzo di quello di gas naturale, con drammatiche ripercussioni economiche a livello planetario. Domenica scorsa, nella solennità del Corpus Domini, Papa Leone XIV ha fatto sentire la sua voce per la pace. È stato un appello accorato il suo, rivolto alle decine di migliaia di fedeli che affollavano Piazza san Pietro per l’Angelus. «Si susseguono – le parole del Santo Padre – notizie allarmanti dal Medio Oriente, soprattutto dall’Iran. In questo scenario drammatico, che include Israele e Palestina, rischia di cadere in oblio la sofferenza quotidiana della popolazione, specialmente a Gaza e negli altri territori, dove l’urgenza di un adeguato sostegno umanitario si fa sempre più pressante. Oggi più che mai l’umanità grida e invoca la pace. È un grido che chiede responsabilità e ragione, e non dev’essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto. Ogni membro della comunità internazionale ha una responsabilità morale: fermare la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine irreparabile. Non esistono conflitti “lontani” quando la dignità umana è in gioco». «La guerra – la conclusione del Pontefice – non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi. Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini, il futuro rubato». «Che la diplomazia – l’appello del Papa – faccia tacere le armi! Che le Nazioni traccino il loro futuro con opere di pace, non con la violenza e conflitti sanguinosi!». Nel pomeriggio Papa Leone ha presieduto la Santa Messa del Corpus Domini in san Giovanni in Laterano che ha preceduto la solenne processione eucaristica lungo via Merulana fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. Il Santo Padre ha camminato con Gesù Eucarestia per le vie di Roma così da porgerlo al cuore di chi crede «perché creda più fermamente» e al cuore di chi non crede «perché si interroghi sulla fame che abbiamo nell’anima e sul pane che la può saziare». Commentando il vangelo in cui si narra della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Prevost ha riflettuto sul tema della “fame”, non solo quella materiale, ma soprattutto quella spirituale, facendo notare come «la fame del popolo» che emerge nel racconto evangelico è segno, insieme al «tramonto del sole», di «un limite che incombe sul mondo, su ogni creatura: il giorno finisce, così come la vita degli uomini» ed è in «quest’ora, nel tempo dell’indigenza e delle ombre, che Gesù resta in mezzo a noi». Al termine dell’Angelus domenicale, il Santo Padre aveva inoltre salutato i partecipanti al Giubileo dei Governanti e amministratori, tra i quali anche un gruppo proveniente dalla nostra diocesi formato dai 45 partecipanti al pellegrinaggio promosso dal Circolo Culturale “Il Vogherese” (nella foto in basso). Il gruppo, con il vice presidente Nicola Affronti, il padre Paolo Affronti e il consigliere comunale Ilaria Balduzzi, ha anche salutato l’arcivescovo Giancarlo Dellagiovanna, nunzio apostolico. Il Giubileo ha visto il suo momento centrale nell’incontro tenutosi sabato 21 giugno nell’aula della Benedizione in Vaticano durante il quale il Pontefice ha ricordato ai presenti che «l’azione politica è stata definita da Pio XI, con ragione, “la forma più alta di carità”» e che «essa appare realmente come un’opera di quell’amore cristiano che non è mai una teoria, ma sempre segno e testimonianza concreta dell’agire di Dio in favore dell’uomo». «Il compito della politica – ha spiegato – è promuovere e tutelare, al di là di qualsiasi interesse particolare, il bene della comunità, il bene comune, specialmente in difesa dei più deboli ed emarginati. Una buona azione politica può offrire un efficace servizio all’armonia e alla pace sia a livello sociale, sia in ambito internazionale». Soffermandosi poi sul valore della legge naturale, Papa Leone ha spiegato che essa «non è scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo, e trova nella stessa natura la sua forma più plausibile e convincente». Ha quindi esortato i legislatori a considerare «ciò che accomuna tutti», anche nei processi decisionali, senza escludere il riferimento al trascendente.

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