Grazie a suor Paola e a suor Ilaria

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La Messa di saluto alle due religiose che sono state accanto al vescovo per 17 anni e ora sono tornate in Casa Madre a Genova

TORTONA – Venerdì 5 dicembre gli impiegati della Curia diocesana si sono ritrovati insieme per salutare suor Paola Armani e suor Ilaria Chungan, le due suore della congregazione di santa Virginia Centurione, note come Brignoline, che sono state accanto a Mons. Guido Marini con il loro servizio affettuoso e attento. All’inizio della celebrazione eucaristica nella cappella dell’Episcopio, il vescovo ha spiegato che il motivo della loro partenza è dovuto al fatto che, dopo tanti anni, per suora Paola, oggi 91enne è giunto il momento del meritato riposo. La decisione di partire è maturata nel tempo, a causa delle difficoltà legate all’età, concludendo una lunga presenza di 17 anni, iniziata a Roma nel 2008. La data del saluto non è stata scelta casualmente: le due suore hanno lasciato Tortona il 6 dicembre per tornare in Casa Madre a Genova in tempo per vivere con le consorelle la festa degli anniversari e il Natale. «Quando ci si saluta dopo tanti anni – ha detto il vescovo – è chiaro che il cuore si muove e si smuove, però dentro questo clima di commozione c’è anche la serenità che ci viene dalla consapevolezza che il Signore c’è sempre, è buono, provvidente e pensa a tutto e sa tessere le sue fila come noi non possiamo immaginare». Durante la Messa Mons. Marini ha chiesto di pregare in modo particolare proprio per suor Ilaria e suor Paola e per il cammino che adesso le attende e per l’intera congregazione a cui lui è grato e riconoscente, perché da quando ha ini- ziato a svolgere il suo ministero in Vaticano, accanto a Benedetto XVI prima e Francesco poi, ha avuto la gioia di essere sempre sostenuto e aiutato dalle due Brignoline, che gli sono state vicine con premura e sollecitudine. Sicuramente l’esempio della loro vita consacrata e il loro buon profumo rimarranno nei cuori di coloro che le hanno incontrate e che sicuramente resterà viva la comunione spirituale che supererà la distanza geografica. Il momento di preghiera è stata l’occasione anche per il vicario generale don Francesco Larocca, per il segretario vescovile don Paolo Padrini, per il parroco della Cattedrale don Claudio Baldi, per i sacerdoti della città e per tutto il personale di Curia per esprimere un sentito ringraziamento alle religiose che hanno saputo integrarsi nella vita diocesana e della città e hanno conquistato l’affetto e l’ammirazione di quanti le hanno conosciute. Nell’omelia Mons. Marini si è soffermato su un aspet- to che la liturgia ha messo in evidenza: l’atto di vedere. Il profeta dell’Antico Testamento che parla della possibilità che i ciechi avranno di vedere e la pagina del Vangelo che narra di due che ricorrono a Gesù per riacquistare la vista. «È chiaro che si parla della capacità di vedere fisica, umana, – ha detto – ma si parla anche di qualcos’altro, perché il passaggio dall’incapacità di vedere alla visione piena è anche il segno di un qualcosa che riguarda lo spirito, la fede». I ciechi, infatti, acquistano la vista in virtù della fede, riacquistano la capacità di vedere di vedere il Signore, il suo amore, la salvezza nei suoi occhi, nel suo cuore, nelle sue o- pere. A questo proposito ha citato un’intervista rilasciata da don Oreste Benzi, il quale un giorno raccontò a un giornalista un episodio della sua infanzia che gli permise da grande di capire che cosa è la fede. Quando sua madre tesseva, spesso don Oreste si metteva ai suoi piedi e vedeva dal basso il groviglio di fili che si formavano tessendo, non capendo che cosa stesse combinando la madre. Solo alla fine del lavoro, quando la donna mostrava il risultato, il sacerdote ammirava la bellezza di quanto realizzato. Questo fu esemplare perché comprese che «la fede è la capacità di vedere le cose della propria vita, della storia dall’alto, dal punto di vista divino, dal verso giusto», perché, spesso, ciò che sembra disordinato, aggrovigliato, senza un si- gnificato anche nella vita, in realtà dal punto di vista di Dio «è un insieme di fili d’oro che disegna una figura bellissima». «Questa immagine aiuta a vivere il tempo dell’Avvento, perché è l’attesa di Dio Salvatore che si accosta a noi e dà tutto se stesso per farci capire che tutto è amore. – ha aggiunto – Anche un momento come il saluto alle due suore, se osservato dentro lo sguardo di fede, permette di comprendere che quello che stiamo vivendo è il piano dell’amore di Dio». Prima della benedizione ha preso la parola Luisa Iotti che ha ringraziato suor Ilaria e suor Paola e ha offerto loro un dono a nome di tutta la Curia e dei sacerdoti. Anche suor Paola, con suor Ilaria, ha espresso gratitudine al vescovo e ha rivolto un saluto riconoscente a tutti coloro che in questi 4 anni tortonesi le hanno accolte con amicizia e calore. La foto di gruppo ha suggellato un momento che resterà vivo nel cuore dei presenti.

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