Un venerdì da leoni

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In quest’ultimo periodo siamo stati costantemente tartassati dalle martellanti pubblicità in concomitanza con il “Black Friday”: ogni articolo commerciale sembrava passibile di sconti strabilianti (mi è arrivata persino una mail di promozioni sul tagliando auto!). Un’occasione ghiottissima per i ragazzi, sempre pronti a divinizzare tutto ciò che provenga dagli States.

Infatti, puntuale come la morte, ecco la richiesta che aleggiava da qualche giorno e che temevo quanto una devitalizzazione dentale senza anestesia: «Il 29 è il Black Friday: chissà che sconti favolosi al centro commerciale! Il piumino dello scorso anno non mi entra più: per comprarne poi uno a prezzo intero, non sarebbe meglio approfittare? Devo anche pensare a qualche regalino per le mie amiche… Mi porti?». Segue una sessione di sbaciucchiamenti da fare invidia a Giuda, al termine della quale, pur protestando, sottoscrivo la mia capitolazione, sperando segretamente in un’allerta meteo rossa che impedisca di mettersi in viaggio.

Giunge il famigerato venerdì nero e, armata di una dose massiccia di pazienza e rassegnazione, arrivo alla meta, cercando di evitare commenti caustici sull’entusiasmo della ragazza che pare essere diretta al paese dei balocchi. Il colpo d’occhio è agghiacciante: sfavillanti addobbi natalizi, sconti strillati da cartelloni enormi, sciami formicolanti di adolescenti, per lo più ragazze, seguite da affrante genitrici, pronte ad aprire in gran velocità il portafoglio per abbreviare la permanenza nel girone dantesco dello shopping. Dopo un preliminare ed estenuante tour di perlustrazione che occupa più di un’ora, ci accaparriamo: cinque candele profumate («le accendo mentre studio, favoriscono la concentrazione» e questa proprio non la sapevo), tre t-shirt con la renna Rudolph, destinate alle amiche che «impazziranno, da noi non si trovano!» (Colin Firth così abbigliato ne “Il diario di Bridget Jones” ha lasciato il segno), vari ammennicoli e finalmente ciò che necessitava, il piumino, effettivamente scontato sul prezzo di listino.

Terminati gli acquisti, mi avvicino al negozio del caffè in capsule per rimpinguare la mia scorta di droga: c’è una considerevole fila, ma mi illudo che la ragazza possa pazientare un po’. Errore! Dopo breve tempo inizia la lamentazione: «Ah, come sto male, che mal di testa, mi sento soffocare: avevi ragione, c’è troppa gente, non dovevamo venire!». Mi rassegno a ordinare on line il caffè e, sorreggendo la moritura e le buste stracolme, mi dirigo esausta al parcheggio.

Un proverbio turco recita che la pazienza è la chiave del paradiso: confido che il venerdì nero abbia almeno abbreviato il mio soggiorno in Purgatorio.

Silvia Malaspina

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