San Giovanni Gualberto

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Domani, 12 luglio la Chiesa commemora San Giovanni Gualberto fondatore della congregazione vallombrosana.

Giovanni, figlio di Gualberto, nacque forse a Firenze o forse nel castello chiamato villa di Poggio Petroio, in val di Pesa, intorno all’anno mille dalla nobile famiglia dei Visdomini.

È anche definito il “Santo del Perdono” in quanto fu capace di perdonare l’assassino di suo fratello Ugo. Secondo i costumi del tempo Giovanni fu chiamato a vendicarne la morte con l’uccisione del rivale. La vendetta si doveva consumare fuori porta San Miniato a Firenze, ma secondo la leggenda, il suo avversario si inginocchiò e messo le braccia in forma di croce invocò pietà. Giovanni gettò la spada e concesse il perdono. Il padre a seguito di questo fatto provò molta ostilità nei suoi confronti e forse anche per questo motivo Giovanni decise di farsi monaco benedettino a San Miniato, Firenze. Si scontrò ben presto con la corruzione e la simonia presente in quest’ambiente e arriva a denunciare l’abate Oberto reo di aver “comprato”, in accordo con il vescovo, la sua elezione.

Giovanni non potendo fare nulla contro il potere ecclesiastico decise di dedicarsi a vita eremitica per seguire la regola di San Benedetto.

Dopo vari spostamenti si unì a due eremiti, Paolo e Guntelmo, che dal Monastero di Settimo si erano spostati nella montagna sulla direttrice che univa Firenze al Casentino e nel 1036 giunse in una zona chiamata allora “Aquabella” per la bontà e freschezza dell’acqua presente, o “Cerretaia” per la presenza di molti boschi di cerro e che poi divenne Vallombrosa. Fondò una nuova comunità monastica basata sulla regola benedettina e lontana dalla corruzione ben radicata in quel momento nella sfera ecclesiastica. A Vallombrosa la Regola fu applicata in una forma inedita, quella poi detta vallombrosana. I monaci, con la preghiera, si preparavano all’intervento diretto con gli affari di Firenze. Dopo l’approvazione papale, i vallombrosani conobbero un periodo di grande crescita. Giovanni morì nella badia di Passignano, un monastero che aveva accettato la sua Regola. Le sue reliquie erano conservate nel monastero di San Salvi presso Firenze, ma a causa dell’assedio furono spostate a Passignano. In quell’occasione andò praticamente distrutto il sarcofago scolpito da Benedetto da Rovezzano, i cui frammenti sono oggi conservati nel Museo del cenacolo di Andrea del Sarto.

Fu canonizzato nel 1193 da papa Celestino III; nel 1951 papa Pio XII lo dichiarò patrono del Corpo forestale italiano e nel 1957 patrono dei forestali del Brasile.

Il 12 luglio, giorno in cui il santo morì nel 1073 a Passignano nei pressi di Firenze, si tiene ogni anno a Vallombrosa una festa per ricordare la figura di questo grande monaco e abate.

Daniela Catalano

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