Quando Voghera si fermò per Aldo Moro

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È il 16 marzo 1978: apprendiamo con sgomento del tragico rapimento di Aldo Moro e dell’uccisione degli uomini della sua scorta in via Fani a Roma. Ascoltiamo le prime notizie dalla radio. Io sono nel mio ufficio in Ospedale a Voghera e mi precipito, convocando altri amici, nella sede della DC di via Emilia, mentre in TV appaiono le prime drammatiche immagini della 130 nera, su cui viaggiava l’onorevole Aldo Moro e della Alfetta bianca della scorta. Dallo schermo si intravedono i corpi senza vita degli agenti e le macchine crivellate di colpi. Il clima terribile di quelle ore appare in tutta la sua drammaticità dalle immagini. La sede ben presto si affolla: iscritti, simpatizzanti e cittadini comuni non vogliono far mancare la propria vicinanza al partito così duramente colpito e alle vittime dell’agguato. È un momento di grande incertezza per le stesse istituzioni democratiche del Paese. Come segretario del partito cerco di imbastire una uscita pubblica per testimoniare le ore difficili che stava vivendo anche la Democrazia Cristiana di Voghera e dell’Oltrepò. Non passa molto e salgono le scale consiglieri comunali e rappresentanti degli altri partiti, ricordo fra gli altri il sindaco Gardella per i socialisti e Italo Betto per il PCI. Si organizza un corteo per sottolineare lo sgomento e per condannare il vile attacco alle nostre istituzioni democratiche. Si sfila per le vie della città. Voghera si ferma. Dai luoghi di lavoro convergono gli operai delle fabbriche cittadine e in piazza Duomo parlano il sindaco, Merlini dell’ANPI, Bernini della CISL e io stesso per la DC. A Pavia si convoca il consiglio comunale aperto e il segretario provinciale DC Luigi Colombo, d’accordo con gli altri partiti, prepara in serata una manifestazione unitaria in piazza Vittoria. Sul palco con lo sfondo del “broletto” si alternano rappresentanti di tutti i partiti dell’arco democratico. Prendono la parola Maggi (DC), Bottiroli (Repubblicani), Maini (PCI), Pedrazzini (Liberali), Grossi (PSI), Colombo (DC). Conclude Giuseppe Guzzetti. Nel pomeriggio dichiarazioni significative dell’onorevole Rognoni, vice presidente della Camera, e dei rappresentanti sindacali. Il clima è di grande tensione e sgomento. Quella sera da Voghera a Pavia polizia e carabinieri sono presenti con posti di blocco, mentre il silenzio e la tensione del momento caratterizzano una reazione, ma al di là delle pubbliche manifestazioni, c’è un clima di generale impotenza e insicurezza rispetto a quanto accaduto.

Siamo anche in campagna elettorale per le elezioni amministrative, elezioni segnate da questa terribile vicenda ma, per la DC, occorre reagire. I primi di maggio con Moro ancora prigioniero Benigno Zaccagnini, segretario nazionale della DC, viene a Pavia al teatro Fraschini di fronte al popolo democristiano al gran completo. Zaccagnini, nell’esprimere tutta la vicinanza allo statista, all’uomo Aldo Moro, non dimentica il dramma delle vittime della sua scorta. Non manca però di sollecitare l’orgoglio di partito e di una nazione che non può arrendersi anche di fronte ai tragici fatti. La tappa pavese del segretario serve anche per incontrare l’onorevole Virginio Rognoni e per formalizzare la proposta di sostituzione del dimissionario senatore Francesco Cossiga da Ministro dell’Interno. Il passaggio si conoscerà soltanto qualche giorno dopo. Il 9 maggio il ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani. L’attacco alle istituzioni democratiche è veramente sconvolgente. Manifestazioni per ricordare il sacrificio dello statista scomparso si svolgono anche nella nostra città. Il 14 e 15 maggio a Voghera si vota. Il momento politico è davvero difficile. La DC conquista 15 seggi e raggiunge così il PCI che si ferma a quota 15. Gardella è il sindaco uscente Italo Betto, il sindaco che subentra. La DC, nonostante il successo elettorale, resta all’opposizione. Io da qualche giorno avevo ricevuto dal Ministro dell’Industria, il senatore Carlo Donat Cattin, la proposta di fare il suo segretario particolare a Roma. Il periodo non è dei migliori comunque a giugno prendo servizio al Ministero di via Veneto, ma non lascio la segreteria cittadina della DC. Il che provoca anche una interrogazione parlamentare di un senatore vogherese del PCI per un sospetto vizio di forma.

Il tutto viene superato con una risposta all’interrogazione da parte del ministro che non lascia equivoci. Nei mesi precedenti al sequestro, a Milano, in una assemblea nazionale della DC, mentre accompagnavo Donat Cattin, ho conosciuto Aldo Moro e ho assistito a un incontro riservato tra i due. Un confronto politico breve ma di alto livello. So quanta stima ci fosse tra i due. Ogni occasione era un momento di riflessione sui temi d’attualità politica. Un confronto continuo tra Donat Cattin, esponente della sinistra sociale di Forze Nuove con profonde radici cattoliche e riferimenti precisi nel mondo del lavoro e nel sindacato e la sinistra DC di Moro, che aveva radici e convinzioni nella cultura cattolica, con precisi riferimenti anche all’aspetto sociale, in ragione di quei valori cristiani che costituiscono sempre un punto fermo. Un uomo che teorizzava i rapporti con il PCI come una necessità del momento mentre, per la terza fase, la democrazia dell’alternanza, si doveva attendere perché un PCI troppo legato a Mosca non dava ancora necessarie garanzie. Lo pensava anche Donat Cattin, che portava avanti il pensiero del presidente della DC, Moro, che, con la sua piccola corrente di partito, cercava supporto per le sue tesi anche nella sinistra sociale di Forze Nuove, convinto che quel rapporto personale desse buoni frutti politici. Il clima del rapimento Moro, i lunghi giorni della prigionia e quelli del ritrovamento del corpo del grande statista per Voghera e l’Oltrepò sono state giornate veramente difficili anche perché proprio in quel periodo si inserisce il rapimento dell’industriale Carlo Lavezzari ad opera però del famoso clan Turatello, espressione della malavita milanese. Fortunatamente la vicenda Lavezzari ebbe un epilogo diverso e l’industriale, che non era ancora impegnato in politica, qualche tempo dopo, diventò senatore della Democrazia Cristiana nel collegio dell’Oltrepò.

Le settimane del sequestro furono precedute anche a Voghera da manifestazioni di protesta all’indirizzo della nostra sede di partito e questo fa riflettere molto sul clima che si era creato. Vorrei ricordare che la scomparsa del presidente Moro ha lasciato, in quel momento, un vuoto politico di grande rilievo.

Noi della DC vogherese, ieri come oggi, ricordiamo lo statista scomparso e nell’attuale sede dell’UDC vogherese campeggia, con il ritratto di Alcide De Gasperi, quello di Aldo Moro e di Carlo Donat Cattin.

Paolo Affronti

 

 

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