Quale futuro attende nei prossimi mesi i lavoratori novesi della Pernigotti?

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Il Vescovo Mons. Vittorio Viola la notte di Natale ha celebrato la S. Messa in fabbrica per essere vicino ai lavoratori

NOVI LIGURE – La notte del 24 dicembre il Vescovo Mons. Viola ha deciso di celebrare la S. Messa nel cortile della fabbrica Pernigotti.

Erano presenti alla funzione i sindaci della zona, tra cui quello di Novi Ligure, Rocchino Muliere, oltre ad autorità militari e civili e a tante persone intervenute a portare il loro sostegno.

Il primo cittadino novese ha ringraziato commosso il Vescovo per aver “fatto un dono straordinario alla città e ai lavoratori che sono in assemblea permanente da quando hanno appreso la notizia della chiusura, per difendere il posto di lavoro e dare un futuro all’azienda”.

“Questa sera – ha detto – la città di Novi, grazie alla sua presenza, ha rafforzato il futuro”. Monsignor Viola nelle scorse settimane aveva già fatto visita ai dipendenti in presidio e la Diocesi, con la Caritas, ha aperto un conto corrente per raccogliere donazioni a favore dei dipendenti e delle loro famiglie.

“Un piccolo aiuto materiale che non potrà certo risolvere il grande problema del lavoro, in cui i capitali e le speculazioni – aveva spiegato il vescovo – hanno preso il sopravvento rispetto alla dignità delle persone”.

I lavoratori e le lavoratrici, che presidiano l’azienda dolciaria, hanno costruito un altare con i bancali e hanno voluto partecipare compatti alla funzione.

Hanno apprezzato profondamente il segno di vicinanza offerto loro dal vescovo che rivolgendosi a loro ha detto: “Non dobbiamo arrenderci all’idea che il sistema sia più grande di noi e che non potremo fare nulla.

Va ripensato tutto il nostro vivere insieme, scegliendo valori comuni con al centro la persona e la sua dignità.

Non dovete arrendervi di fronte a un’economia malata dove il denaro, anziché essere un mezzo, comanda”.

“Vorrei che questo Natale – ha aggiunto durante l’omelia – potesse darci la speranza di riuscire a costruire una società nuova.

Dobbiamo starvi vicino da credenti e pregare per voi.

Ormai le relazioni economiche hanno perso di vista la dignità dell’uomo diventato un oggetto di consumo.

Contano più il prodotto e il suo marchio invece di chi l’ha costruito con il proprio lavoro.

Il nostro è un sistema economico che opprime e genera scarti, dove non c’è più la centralità dell’uomo”.

“L’unità – ha concluso il Pastore diocesano – si costruisce insieme e, ora più che mai, è importante rimanere uniti. Serve essere qui per dire che queste persone valgono per cambiare una società per cui conta più un marchio della vita delle persone che con tanto impegno hanno lavorato per costruire quel nome”. Gli Alpini di Novi Ligure, al termine della celebrazione, hanno offerto il vin brulè e la questua da loro realizzata è stata versata sul fondo di solidarietà per la Pernigotti e per l’IperDì, chiuso anch’esso da mesi.

Cristina Bertin

 

Il 5 gennaio il ministro del lavoro Luigi Di Maio in visita allo stabilimento. Il sindaco Muliere ci ha spiegato dubbi e speranze

NOVI LIGURE – Prima di partire alla volta di Roma dove, martedì 8 gennaio, al Ministero del Lavoro si è svolto l’incontro tra la proprietà della Pernigotti, i sindacati e il ministro del lavoro Luigi Di Maio, il sindaco di Novi, Rocchino Muliere, ci ha rilasciato una dichiarazione sul quadro che si potrà delineare nell’immediato futuro dell’azienda novese.

“Quello di Roma è un incontro sicuramente importante perché è convocato per affrontare il tema della cassa integrazione e quindi degli ammortizzatori sociali. Però, siccome la proprietà si era impegnata a presentare una proposta per l’utilizzo dello stabilimento ovvero quella dell’esternalizzazione l’esternalizzazione del lavoro all’interno della Pernigotti, avevano posto l’8 gennaio come termine per la questione della firma degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione.

Ho l’impressione, dalle cose che ho potuto capire in questi giorni, che sarà molto difficile che l’advisor nominato faccia una proposta concreta e il ministro Di Maio nella visita che ha svolto sabato 5 gennaio nello stabilimento della Pernigotti ha detto con molta chiarezza che se non ci sarà nessuna proposta di tipo soddisfacente chiederà più tempo per fare ulteriori valutazioni.

Ora la questione del più tempo può anche andare bene, ma sulla base di questa affermazione va fatta una considerazione.

Siccome i lavoratori sono in assemblea permanente e quindi in sciopero, non prendono lo stipendio e prolungare l’attesa, interrompendo ulteriormente la procedura di cessazione è un fatto positivo, ma nello stesso tempo porta in là la firma della cassa integrazione e il rischio che si corre è che i lavoratori continuino a essere senza stipendio e pure senza ammortizzatori sociali.

Potrebbero rimanere molti mesi senza nessuna tutela, senza nessuna copertura finanziaria e questo rappresenta sicuramente un problema molto serio.

Questa è la prima questione.

La seconda è legata al futuro dell’azienda. Io ho sempre pensato, sin dall’inizio ovvero da quando la proprietà ha presentato la proposta dell’esternalizzazione del lavoro, prima all’esterno poi all’interno dello stabilimento, che questa ipotesi fosse sbagliata e fallimentare e che rischierebbe di far morire piano piano il marchio Pernigotti.

Siccome le difficoltà, come avevamo previsto, si stanno presentando, io mi auguro che a fronte di questi problemi, nell’attuare il processo di esternalizzazione, la proprietà cominci a considerare seriamente le offerte che stanno arrivando.

Offerte che naturalmente mirano ad acquisire il marchio e lo stabilimento.

Quello che tutti condividiamo è la speranza che la proprietà decida di vendere.

Così chi acquisterà potrà investire fortemente sullo stabilimento essendo ormai vecchio e senza nessun investimento da oltre 20 anni.

Ci auguriamo che si possa sperare in un nuovo stabilimento, sempre nel territorio di Novi con nuovi investimenti perché chi investe oggi sul marchio Pernigotti sa di investire su un marchio che, come è stato dimostrato in questi due mesi, è stato capace di suscitare grande interesse.

La vicenda Pernigotti ha scatenato tanto clamore perché in tutte le case degli italiani, almeno una volta, ma sicuramente più volte, sono entrati dei prodotti Pernigotti come il classico gianduiotto, il tradizionale torrone, la crema di nocciole.

Idolci della Pernigotti hanno ben 160 anni di storia ed è per questo che gli italiani sono così affezionati a un marchio che ha un gande valore storico e qualitativo.

Molti forse non si rendevano conto prima di questo, ma da quando è scoppiata il caso della vertenza Pernigotti tutti si sono resi conto di cosa può voler dire togliere alla città di Novi Ligure questo marchio.

Daniela Catalano

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