Papa Francesco: “La Bibbia non deve essere un privilegio per pochi”

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Il motu proprio “Aperuit illis” stabilisce che la terza domenica del tempo ordinario sia dedicata alla Parola di Dio. Nel 2020 sarà il 26 gennaio

CITTA’ DEL VATICANO – “Stabilisco che la III domenica del tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio”: così scrive Papa Francesco nella Lettera apostolica in forma di Motu Proprio “Aperuit illis”, emanata lunedì 30 settembre, memoria liturgica di san Girolamo.

Il Pontefice ricorda che a conclusione del Giubileo della misericordia aveva indicato l’idea di “una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio”, e questo Motu Proprio è la risposta alle tante richieste giunte “da parte del popolo di Dio, perché in tutta la Chiesa si possa celebrare in unità di intenti la Domenica della Parola di Dio”. La domenica prescelta, la terza del tempo ordinario, non è un tempo qualsiasi ma, precisa Francesco, si colloca “in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani”.

Non “una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida”. Dal Papa arriva l’invito alle comunità a “vivere questa Domenica come un giorno solenne” intronizzando il testo sacro. In questa domenica i vescovi potranno celebrare il rito del lettorato. Fondamentale, sottolinea il Pontefice, che “si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata”, mentre i parroci potranno trovare forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea.

“La Bibbia non può essere solo patrimonio di alcuni e tanto meno una raccolta di libri per pochi privilegiati. Essa appartiene, innanzitutto, al popolo convocato per ascoltarla e riconoscersi in quella Parola”. No a “monopolizzare il testo sacro”, avverte Francesco: la Bibbia “è il libro del popolo del Signore che nel suo ascolto passa dalla dispersione e dalla divisione all’unità. La Parola di Dio unisce i credenti e li rende un solo popolo”. Di qui l’importanza dell’omelia, che “possiede un carattere quasi sacramentale”. “Per molti dei nostri fedeli, infatti, questa è l’unica occasione che possiedono per cogliere la bellezza della Parola di Dio e vederla riferita alla loro vita quotidiana – spiega il Papa – È necessario, quindi, che si dedichi il tempo opportuno per la preparazione dell’omelia. Non si può improvvisare il commento alle letture sacre”. “Non stanchiamoci mai di dedicare tempo e preghiera alla Sacra Scrittura, perché venga accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio”: questo il monito del Pontefice che invita anche a non divagare e a non dilungarsi.

Importante che anche i catechisti, “per il ministero che rivestono di aiutare a crescere nella fede, sentano l’urgenza di rinnovarsi attraverso la familiarità e lo studio delle Sacre Scritture”.

È inscindibile per il Papa il rapporto tra Sacra Scrittura ed Eucaristia, perché “come cristiani siamo un solo popolo che cammina nella storia, forte della presenza del Signore in mezzo a noi che ci parla e ci nutre”.

Nel richiamare quindi la seconda Lettera di Paolo a Timoteo e la costituzione conciliare Dei Verbum, Francesco precisa: “La Bibbia non è una raccolta di libri di storia, né di cronaca, ma è interamente rivolta alla salvezza integrale della persona”.

Il pontefice mette in guardia dal rischio frequente di “separare tra loro la Sacra Scrittura e la Tradizione, senza comprendere che insieme sono l’unica fonte della Rivelazione. Il carattere scritto della prima, nulla toglie al suo essere pienamente parola viva; così come la Tradizione viva della Chiesa, che la trasmette incessantemente nel corso dei secoli di generazione in generazione, possiede quel libro sacro come la regola suprema della fede”.

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