Il Natale quando arriva, arriva

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Ci sono particolari momenti in cui la spigolosa scontrosità di un adolescente si smussa, anche se con effetto transitorio. Questo consente di condividere attimi di dolce intimità, dai quali, in qualsiasi altro periodo dell’anno che non sia in prossimità del Natale, la ragazza fuggirebbe sdegnata come di fronte a un piatto di minestrone.

Pur rispettando il contratto che ogni adolescente impone tacitamente ai propri famigliari – atteggiamento critico e contestatore su tutto – con l’atmosfera natalizia ritorna l’armonia. Raramente ho visto mia figlia così estasiata come davanti al presepe di Greccio o in prossimità delle botteghe di san Gregorio Armeno, dalle quali l’abbiamo trascinata via a forza, a rischio di dover sottoscrivere un mutuo per l’acquisto delle statuine. Durante l’età dell’oro (da 2 fino a 12 anni) la tradizione prevedeva lo spacchettamento degli addobbi intorno al 15 novembre; a partire dalla prima domenica di Avvento le statuine dei pastori venivano fatte incamminare lungo il corridoio e, giorno dopo giorno, venivano spostate più vicine alla capanna, per essere collocate, l’8 dicembre, nelle postazioni definitive all’interno del presepe.

Per sopraggiunti limiti di età questa prassi è stata abbandonata, ma permane l’euforia degli addobbi che lasciano l’abituale sede mansardata e invadono la casa: in primo luogo viene stilato un inventario di ciò che manca (lo shopping compulsivo funziona anche in questo caso!), viene eliminato ciò che è ritenuto obsoleto o troppo infantile e sostituito da pezzi più “alla page”.

La preparazione del presepe richiede una doppia istanza: progettuale ed esecutiva, durante le quali la ragazza, novella Renzo Piano, non può né essere disturbata, né accettare suggerimenti. Lo spazio a disposizione è rimasto invariato negli anni, mentre si è accresciuto il numero dei complementi d’arredo, cosa che richiede una certa abilità di incastro.

Terminato il presepe, si passa all’albero: tempo fa l’allora bimba insistette per sostituire l’anemico alberello che ci accompagnava dal primo anno di matrimonio con uno più scenografico: ci dotammo così di un finto abete alto 1 metro e 85, di colore nero, impreziosito da sfavillanti sfere argento e oro, davanti al quale persino l’arredatore dei salotti del clan dei Casamonica impallidirebbe. In questo caso per l’addobbo è richiesto anche il mio ausilio, se non altro per motivi logistici e si lavora con un piacevole sottofondo di musiche natalizie che, miracolosamente, incontrano i gusti di entrambe le generazioni.

I ragazzi userebbero la definizione “i momenti, quelli belli” ed è realmente così.

Silvia Malaspina

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