Il futuro della Pernigotti coinvolge tutte le istituzioni e le forze politiche

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L’incontro a Roma con il ministro Di Maio e la visita a Novi Ligure del presidente dell’Europarlamento Tajani

NOVI LIGURE – Giovedì scorso il sindaco della città Rocchino Muliere si è recato a Roma insieme ai dipendenti per sedersi al tavolo indetto al Ministero dello Sviluppo Economico per affrontare la vicenda Pernigotti. Al ritorno Muliere ha voluto esprimere le sue impressioni e le sue considerazioni e lo ha fatto rendendole note. Queste le sue parole: “L’incontro ha dimostrato la mancanza di rispetto del gruppo Toksöz nei confronti dei partecipanti al tavolo, atteggiamento peraltro in linea con quello tenuto in tutti questi anni. La proprietà, infatti, non era presente se non con dei rappresentanti. Il fatto positivo, invece, è l’unità di intenti delle istituzioni, manifestata anche questa mattina, e delle forze politiche, già emersa in occasione del recente Consiglio Comunale aperto.

Il Ministro Luigi Di Maio ha affermato con molta chiarezza che non si può dividere il marchio Pernigotti dalla produzione sul territorio e ha annunciato la volontà del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di incontrare personalmente gli attuali proprietari dell’azienda dolciaria. L’intenzione, ribadita al tavolo, di cessare l’attività dello stabilimento novese ed esternalizzare la produzione è stata bocciata da tutti. Nel contempo è stato proposto di procedere alla cassa integrazione per ristrutturazione aziendale, cosa che fornirebbe maggiori tutele per i lavoratori e più tempo per perseguire un vero rilancio dell’azienda. Aspettiamo, quindi, con fiducia l’incontro tra il Presidente Conte e la proprietà”.

“Nel frattempo, insieme alle organizzazioni sindacali, metteremo in atto ogni iniziativa possibile per difendere i lavoratori e per gridare con forza che non può esistere il marchio Pernigotti senza la città di Novi e il suo stabilimento. Vorrei ringraziare – ha concluso Muliere i lavoratori presenti oggi davanti al Ministero per difendere con orgoglio il posto di lavoro, lo stabilimento e il marchio della loro azienda”. Il Consiglio Comunale di Novi Ligure, qualche giorno prima, aveva emesso un “Ordine del Giorno”, nel quale erano prese in considerazione alcuni fondamentali punti: il particolare rilievo rivestito dalla società “Pernigotti S.p.A.” nel tessuto produttivo novese, per l’ultrasecolare presenza e partecipazione allo sviluppo economico della città e l’inteso rapporto con la comunità cittadina; il rilevante impatto sull’occupazione rappresentato dall’impianto produttivo novese; il prestigio e la notorietà, di livello internazionale, storicamente riconosciuti al marchio “Pernigotti” e di cui beneficia la nostra città; la recente comunicazione da parte del gruppo Toksöz, attuale proprietario della società, di voler chiudere lo stabilimento novese e terziarizzare la produzione altrove. Il Consiglio Comunale ha espresso la totale contrarietà e forte preoccupazione per la scelta della proprietà di chiudere lo stabilimento novese, privando la città di decine di posti di lavoro e di una presenza storica e prestigiosa, in grado di promuovere la nostra comunità anche al di fuori dei confini nazionali, nonché, la piena e costante solidarietà ai lavoratori ed alle loro famiglie, vittime di scelte imprenditoriali ingiustificabili sotto il profilo sociale e poco lungimiranti dal punto di vista industriale.

Consiglio Comunale e Giunta si sono impegnati ad adoperarsi presso tutti gli organismi istituzionali e a confrontarsi con la proprietà per evitare la chiusura dello stabilimento novese e la terziarizzazione e delocalizzazione della produzione e a coinvolgere la comunità cittadina nella difesa dello stabilimento e degli attuali posti di lavoro.

Tale documento è stato approvato all’unanimità con deliberazione il 12 novembre.

Sabato 17 novembre a Novi Ligure è arrivato anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, accompagnato dall’eurodeputato Alberto Cirio, dal senatore Massimo Berutti, dal presidente della Provincia Gianfranco Baldi e dal sindaco Rocchino Muliere, che ha incontrato i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil che gli hanno spiegato la situazione. “Il primo obiettivo è guadagnare tempo – ha detto il presidente – occorre trasformare la cassa integrazione per cessata attività in cassa per ristrutturazione aziendale. In questo modo ci sarà la possibilità di convincere la proprietà a rilanciare l’attività o, se non volessero, di trovare un acquirente disposto a rilevare fabbrica e marchio”. Tajani ha ricordato come in passato le istituzione Ue siano riuscite a evitare la chiusura di uno stabilimento spagnolo di proprietà di una multinazionale statunitense. “Non prometto di riuscire a farlo di nuovo – ha affermato il presidente – Ma la Turchia sostiene di volere buone relazioni istituzionali con l’Europa e ora può dimostrarlo convincendo i Toksoz a sedersi al tavolo delle trattative”.

Yonny Chaves ha consegnato il tricolore e la bandiera dell’Unione Europea firmate dai dipendenti a Tajani, mentre altri dipendenti gli hanno ricordato il dramma degli interinali. I sindacati hanno ribadito che il loro obiettivo è quello di ottenere due anni di cassa integrazione per ristrutturazione aziendale. Solo così possono garantire che la fabbrica rimanga aperta, continui a produrre e possa poi essere eventualmente ceduta a imprenditori che abbiano un progetto industriale serio.

Adesso tutti aspettano con ansia l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e la proprietà turca.

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