C’è qualcuno che non sopporta il calcio femminile

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C’è qualcuno che ha paura del calcio femminile. Nonostante la brillante prestazione ai Mondiali di Francia (l’Italia è stata eliminata dall’Olanda ai quarti di finale), le azzurre sono finite nell’occhio del ciclone di commentatori della tv e tuttologi del web, spesso vittime di insulti. Erano vent’anni che questa nazionale non si qualificava per la competizione mondiale; sulla Rai la gara di esordio è stata vista da 2,8 milioni di spettatori e più di 700 mila spettatori si sono sintonizzati su Sky Sport; di partita in partita il team è salito all’ottavo posto nel ranking mondiale. Eppure ciò non è bastato a scongiurare le critiche più becere e più basse. Oggi, giovedì 4 luglio, le nostre campionesse saranno ricevute dal presidente della Repubblica: un segno con il quale Mattarella vuole dirci che tutto il Paese è fiero di loro perché hanno tenuto alto il nome dell’Italia e i valori dello sport nel mondo. Dobbiamo ringraziarle per ciò che hanno dimostrato. In un momento in cui la nazionale maschile arranca, sono state le donne a farci sognare. E pensate che non vengono nemmeno considerate professioniste perché i club nei quali militano non hanno risorse sufficienti per un salto di qualità: gli stipendi, anzi i rimborsi spesa delle calciatrici sono ridicoli (30 mila euro l’anno sono già tanti) se confrontati con la controparte maschile. Mancano la visibilità, gli sponsor, i biglietti venduti. Un circolo vizioso che l’attenzione mediatica nata dai mondiali potrebbe contribuire a spezzare. C’è, rispetto agli azzurri, un divario di tecnica ma, soprattutto, di considerazione. Non ci vuole molto a capire che il mondo del calcio è ancora troppo maschilista. Che le donne vengono guardate dall’alto al basso e, se sono brave, si tira fuori la storia del loro orientamento sessuale. Noi, invece, le applaudiamo per quello che hanno espresso in campo. Perché ci hanno svelato l’altra faccia dello sport più amato dagli italiani. E perché ci hanno fatto riassaporare il gusto delle “notti magiche”. In attesa che i maschi, prima di tornare a vincere qualcosa, riescano a sconfiggere i loro pregiudizi.

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