Au revoir Nino Alberto

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Voghera in lutto. Arbasino è morto a Roma, all’età di 90 anni; era lo scrittore di “Fratelli d’Italia”

VOGHERA – Il 13 febbraio, nella nostra “Terza Pagina”, avevamo festeggiato con lui i suoi 90 anni.

Domenica 22 marzo, Alberto Arbasino, dopo una lunga malattia, è morto a Roma, dove si era trasferito nel 1957. La famiglia fa sapere che lo scrittore “si è spento serenamente”. Arbasino era nato a Voghera nel 1930. Il sindaco Carlo Barbieri ha commentato così la sua scomparsa: «Uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento che ha sempre dimostrato di essere legato a Voghera. Un’eccellenza che ha saputo elevare al massimo il prestigio della città in tutto il mondo attraverso la sua preziosa attività». Arbasino aveva attraversato il Novecento guardandolo con la distanza dell’illuminista che sa mescolare humor e sguardo critico. D’altra parte la sua carriera intellettuale di romanziere, poeta e saggista sui generis segue fin dall’inizio percorsi originali. Un autore appassionato, un giornalista curioso. Sergio Mattarella saluta Arbasino e ne ricorda la “passione civile”, quella carica che ha spinto lo scrittore a cercare sempre “strumenti utili alla narrazione e alla comprensione dei mutamenti, sociali e di costume”. «Arbasino è stato uno scrittore di grandi qualità e creatività, – ha sottolineato Mattarella dopo aver appreso la notizia della morte – un romanziere innovatore, un uomo di cultura poliedrico, tra i motori del Gruppo 63».

Laureato in Diritto internazionale all’università di Milano, aveva esordito con i suoi primi scritti usci-ti su “Paragone” e “Il Mondo” e ha sempre collaborato a riviste e giornali, da “Il Giorno” a “L’Espresso” a “Repubblica”. Legato alla neoavanguardia, al Gruppo 63, per i suoi 80 anni gli era stata dedicata, nel 2010, un’edizione critica nei Meridiani Mondadori. Arbasino, nella sua critica alla cultura italiana, era intellettuale cosmopolita, dotato di una prosa brillante e acuta, espressa nei testi giornalistici e nei romanzi, a cominciare dal celebre “Fratelli d’Italia”, uscito nel 1963, con cui raggiunse la notorietà, dopo aver già pubblicato i racconti di “Le piccole vacanze” (1957) e il romanzo “L’anonimo lombardo” (1959). Nel 1960 uscì a puntate su “Il Mondo” “La bella di Lodi”, nel 1967 iniziò una collaborazione con “Il Corriere della Sera”, terminata poi con la direzione di Giovanni Spadolini.

Gli ultimi suoi libri furono “Ritratti italiani” e “Ritratti e immagini” pubblicati nel 2014 e nel 2016 per Adelphi. Arbasino è stato deputato al Parlamento italiano come indipendente per il Partito Repubblicano Italiano fra il 1983 e il 1987. «La notizia della sua morte mi rattrista molto. – ha detto Ambrogio Arbasino, avvocato vogherese cugino di Alberto – Il dolore è accentuato dal momento critico che vive la nostra comunità civile e che non ci consente di esprimere pubblicamente il compianto per la sua perdita. Grande intelligenza, spirito libero e provocatorio, facilità di scrittura: questi aspetti hanno fatto di lui un caso unico nella nostra Letteratura».

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