Acquerelli da fiaba

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Avete imparato a conoscere le sue illustrazioni (originali) proprio su questo giornale dove ogni settimana commenta a modo suo un fatto di attualità. Adesso Maurizio Immovilli ci racconta qualcosa in più della sua arte e delle sue opere che nascono tra i vigneti di Bosnasco

Maurizio Immovilli è un artista prolifico e in costante ricerca. Da circa vent’anni vive e lavora in Oltrepò, a Bosnasco. Si è diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Genova; successivamente ha avuto anche esperienze come scenografo e illustratore. Spesso partecipa a esposizioni con finalità benefiche.

Nel suo catalogo pittorico convivono una grande componente metafisica (ricca di particolari sempre ben ponderati e fedeli a una coerenza di fondo) e altre opere dove a farla da padrona è Madre Natura, nella sua più toccante verità. In entrambi i casi, tuttavia, c’è una fortissima introspezione; ed è questo il filo conduttore: un’introspezione che rimanda ad ambienti di fiaba, onirici, visionari.

Fra una chiacchiera e l’altra, Maurizio Immovilli mi confessa un sogno: gli piacerebbe realizzare una pala d’altare.

Il suo lavoro abbraccia tutte le tecniche pittoriche. Olio, naturalmente. Ma anche tante sperimentazioni.

«Nella mia vita ho sempre affrontato quasi tutte le branchie della professione artistica: ho iniziato col fumetto, grazie a un amico che non c’è più che mi aveva introdotto in questo mondo. Nel periodo in cui vivevo nel territorio ligure ho realizzato anche decorazioni murarie, trompe-l’oeil».

Di recente, durante un’esposizione a Castel San Giovanni, ha messo in mostra alcuni suoi acquerelli.

«L’acquerello è sempre stata la mia forma artistica prediletta. In Accademia non se ne parlava, ma io mi informavo, scambiavo impressioni con altre persone. Mi sono perfezionato in maniera quasi da autodidatta, e non ho mai abbandonato la ricerca su questa tecnica. Infatti, di recente ho deciso di fare questa mostra esclusivamente composta da acquerelli realizzati dal vivo, en plein air, ed è piaciuta molto. Probabilmente la riproporrò in altri luoghi, con altro materiale».

Quali sono i temi che sta indagando, attualmente, nella sua ricerca artistica?

«Per quanto riguarda l’olio, sto effettuando alcune prove sul tema dell’ecosostenibilità: penso a una serie di tele dedicate all’inquinamento da plastiche».

Un tema particolarmente degno di nota, soprattutto in questo periodo. In che modo è possibile seguire gli sviluppi del suo lavoro?

«Online si trova tutto, Facebook è la vetrina su cui metto buona parte delle cose: il materiale delle mostre, gli ultimi lavori, nuovi suggerimenti…».

Lei vive in Oltrepò pavese e alcune sue opere ne sono testimoni, per esempio l’Allegoria del Moscato realizzata nel 2009. Opera che aveva goduto di una certa notorietà.

«Mi aveva impegnato un anno intero. Un quadro fantastico, 120 per 150 centimetri, 16 personaggi, ognuno con una propria allegoria. E l’immagine centrale: la “nascita del Moscato”.

Era stato presentato durante un evento alla tenuta Scarpa-Colombi tutto dedicato a questo vino, con i produttori… erano arrivate diverse persone a discutere sul tema sia artistico sia puramente vinicolo. Più di uno mi parla ancora di quella serata e mi chiede di quel quadro».

Il vino, del resto, è un soggetto che ha affrontato in più occasioni.

«Ho iniziato nel 2002 con una mostra a Casteggio che si intitolava “Collezione di sogni”, che poi ho portato anche a Milano. Era dedicata ai vitigni autoctoni dell’Oltrepò. Avevo sviscerato il tema in maniera illustrativa, dopo essere andato alla ricerca di varie fonti. Quello è stato il mio primo approccio al territorio e al mondo del vino. Ho così conosciuto diversi produttori, con i quali ho stretto amicizia. Alcuni mi hanno chiesto di illustrare le etichette delle loro bottiglie».

Che rapporto ha con i suoi committenti o acquirenti o estimatori?

«Subentra anche un rapporto di amicizia. Viene a innescarsi anche questo meccanismo di scambio, magari vengono anche a cena: non è soltanto un freddo rapporto quello fra committente e autore, io almeno lo vivo così».

E con Bosnasco?

«Ho avuto la possibilità di dare un contributo al mio paese facendo diverse cose. Ho realizzato l’illustrazione della copertina e alcune immagini interne per il primo – e ultimo – libro mai realizzato sulla storia di Bosnasco. Poi ho creato mascotte per la Pro Loco e nel 2005 ho realizzato alcuni lavori in chiesa. C’era il fonte battesimale completamente coperto di sali, l’ho ripulito tutto e sono riemerse anche alcune immagini prima scomparse».

Da qualche tempo i lettori del Popolo hanno iniziato a conoscere la sua firma come illustratore, con uno spazio settimanale nella pagina “Nuove mappe”. Come porta avanti questo impegno?

«A volte sono in difficoltà, ho bisogno di pensare molto; a volte il disegno mi viene di getto. Ma avere a che fare con l’attualità, in tempi stretti, è sicuramente uno stimolo perché ti sdogana dalla tua abitudine e ti dà la possibilità di confrontarti con altre realtà, diverse da quelle solite».

Pier Luigi Feltri

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